
Spanda Yoga e il Tantra Shivaita del Kashmir – Parte 1
Spanda Yoga e il Tantra Shivaita del Kashmir – Parte 1
La Felicità Passa Per La Passione
La passione che sorge dall’ascolto sensibile del corpo, dei sensi in cui la mente e il respiro vengono assorbiti e si fanno fremito, espansione, dissolvimento, estasi.
La felicità passa per la passione è quanto indica la visione dello Yoga Kashmiro, e quanto permette di sperimentare attraverso la sua esperienza.
Per passione s’intende quello stato rapito, incantato, nel fremito, in cui i sensi, il corpo e la mente sono concentrati e unificati in un’unica coscienza assorbita in una sola attenzione, in un solo riconoscimento, in una sola direzione, in un solo ascolto e percezione.
Assomiglia per intensità e sensazione a quella condizione d’innamoramento che ognuno avrà almeno una volta sperimentato, quando sembra non esistere altro a darci respiro, vita, e portiamo quella potenza vibrante in ogni cosa che facciamo, siamo in amore.
Il Tantra Shivaita del Kashmir conduce al risveglio di una coscienza sensoriale, del corpo, dei sensi, purificata perchè passa per il cuore e permette di rintracciare quella vibrazione da prima fisica, quel senso di espansione e fremito che produce quell’efflusso di passione, che normalmente l’essere umano riesce forse a vivere in parte e solo in certe circostanze.
Ordinariamente la gioia, la passione sono sempre condizionate e limitate nel tempo, e soprattutto si realizzano solo se alla presenza di fenomeni ed eventi esterni, cui però resta subordinata l’esperienza, creando dipendenza, blocchi e talvolta persino delusione.

Nataraja – Shiva Danzante Spanda Yoga e il Tantra Shivaita del Kashmir Nataraja Shiva Danzante
L’infelicità nasce da questa grande e grave perdita di cui però resta all’uomo la memoria, quello stato appassionato che in un certo modo cerca di rintracciare continuamente, ma senza ricordarne la Via e il modo naturale per ritornare a vibrare veramente senza condizioni e a prescindere dall’idea di bello o brutto, positivo o negativo della circostanza.
Quel fremito, in realtà, può essere vissuto a ogni respiro e rendere così vivo, intenso tutto l’ordinario, al di là del giudizio.
Allora osserviamo come e quanto negli uomini, i vari e vani tentativi di rivivere quello stato, li conduca verso strade ed esperienze confuse, talvolta perverse che lo allontanano ancora di più dalla matrice di questa forza, di questa potenza che invece risiede già in loro, è ciò che ha permesso la loro esistenza.
La ricerca spirituale, gli amori e le passioni impossibili, i viaggi pindarici che oggi così tanto vengono promossi, sono l’offerta a una domanda sempre più incalzante dell’uomo che cerca appagamento, nutrimento, senso alla sua vita inaridita da un sistema che sostiene l’intelletto nella sua forma più finita e controllata a discapito del sentire e vibrare con la vita.
Spesso l’insoddisfazione, il fallimento dell’aspettativa mal riposta, conducono a negare e reprimere questo Unico desiderio, come Eric Baret intitola il suo libro sul Tantrismo Shivaita, questa pulsazione che brama di esprimersi in mille forme creative.
Questo unico desiderio è il risveglio di una coscienza sensoriale, sensuale purificata, che permetta di riconoscere la sacralità e la potenza del corpo e della vita che brama per essere onorata a ogni attimo senza condizioni e limiti.
Ecco perché qualsiasi pratica che inizia e finisce nella tecnica, nel controllo, sta nell’ego e non può funzionare all’espressione della potenza passionale.

Yantra – Sri Chakra Spanda Yoga e il Tantra Shivaita del Kashmir
Altre volte invece questa passione assume forme perverse e viene canalizzata in modo distorto, illusorio e distruttivo. Ogni espressione di rabbia, odio, violenza che sia manifestata o meno, nasce dalla repressione, ovvero il mancato riconoscimento del bisogno che sta alla radice della natura di ogni energia che ha necessità di esprimersi.
Lo stesso vale per il sorgere delle malattie, il mancato o il distorto impiego creativo di questa potenza – passione, presente in ogni essere vivente, da forma a diverse manifestazioni autodistruttive.
Il più delle volte l’individuo è inconsapevole di questa forza che ha bisogno di essere riconosciuta e lasciata ardere, allorché sorge e prende il sopravvento sul pensiero, attraverso il controllo egoico, in una visione dualista e separativa, che struttura pensieri e sentimenti di risentimento, gelosia, dolore, rabbia, tristezza o depressione, rivolti a se stessi o all’esterno.
Il fremito passionale passa dal corpo e dal cuore, è allora che si esprime creativamente lasciando fiorire a ogni attimo, in qualsiasi azione e relazione la bellezza, la forza, l’intensità che stanno alla vita e che merita di essere riconosciuta e impiegata.
Nell’articolo viene citato Baret e il suo libro Il Tantrismo Shivaita.
Pur non avendo letto il libro, il suo nome è spesso associato alla “invenzione” dello “Yoga Tantrico”.
Ho letto una intervista a Odier dove alla specifica domanda: “Baret e lo Yoga tantriko, rapporto Tantra e Yoga?”
risponde
“Daniel: Non esiste, Abhinavagupta diceva che non c’è nessuna indicazione, neanche nel Vinanabhairava nessuna indicazione zero. Abhinavagupta è molto chiaro dice che il nostro Yoga non ha niente a che vedere con le Asana, con il Pranayama anche questa è una invenzione occidentale.”
Si direbbe che il Tantra Yoga sia vista come una “degenerazione occidentale” delle pratiche originarie del Kashmir.
Dov’è la linea di confine? E come si rapporta lo Spanda Yoga con il Tantra delle origini (o comunque con il Tantra non “bianco”)?
Salve Vincenzo,
risponderò intanto con uno scritto di Jean Klein che inserisco in fondo al messaggio.
L’occidente ha degenerato tutta la tradizione iniziatica di ogni cultura originaria e anche l’India commercia la sua spiritualità.
La suddivisone Tantra bianco, rosso è dell’uomo, l’esperienza impregna tutto e ogni ambito dell’esistenza, la pulsazione universale è la vita stessa.
Abhinavagupta parla di corpo e respiro sempre, nel capitolo V del Tantraloka indica delle pratiche che per la fisiologia yogica cui si rifà l’Hatha Yoga sono un riferimento significativo, anche se personalmente non amo dedicarmi a nessuna tecnica che includa controllo e attivi dunque il mentale.
Il Pranayama va considerato per permettere al praticante di divenire consapevole della portata e potenza della sua respirazione, va poi lasciato andare per restare nel solo respiro ed esperire l’eco della vibrazione.
La pratica delle asana sono da considerare il luogo e lo spazio a cui dedicarsi per attraversare il corpo coscientemente ed esperire il vuoto che lascia emergere il fremito.
Mi considero una praticante che condivide la sua ricerca trasversale e la sua esperienza, grata a tutti coloro che grazie al loro percorso mi hanno permesso di riconoscere il mio.
Spero di aver risposto alle tue domande
Un saluto
Silvia
“L’ascolto dell’energia del corpo”
Jean Klein
Questo approccio è basato sulla Tradizionale arte dell’ascolto. Noi non conosciamo il nostro corpo reale. A causa di tutte le tensioni accumulate e viventi nella nostra testa, in un mondo di concetti e idee, anche il corpo è diventato un’idea, piuttosto che qualche cosa che vive, o qualche cosa che sente.
La sua energia sotterranea è paralizzata nelle tensioni neuro muscolari.
Solo in un ascolto senza anticipazioni, o scelta, può iniziare a manifestarsi quest’energia originale.
In questo ascoltare, lasciando emergere le sensazioni del corpo, non siamo più complici delle reazioni. Inizialmente sentiremo questa energia in particolari zone del corpo, in seguito arriveremo a percepire il corpo come una massa energetica unica, in una sensazione globale.
Sentire questa energia è il fattore di reale salute del corpo.
Al posto del vecchio schema di pesantezza, resistenza, densità, scopriamo un corpo che ” sembra luce”, trasparente espanso nello spazio, ci sentiamo senza centro, senza confini, Uno con lo spazio.
Questa esperienza di apertura, di espansione, ci libera dal nostro mondo ego – centrico, e ci lascia aperti a dimensioni più profonde. Diversamente il corpo è per la maggior parte un meccanismo di difesa dell’ego. Se noi approcciamo le “posture” senza prima liberare l’energia del corpo, rinforziamo soltanto i vecchi schemi; la nostra pratica è senza significato.
– Le Posture –
Quando facciamo un asana yoga, dovremo vivere momento per momento nella sensazione, essere uno con il sentire, senza intenzione, o meta, che può venire solamente dalla mente, dall’ego.
La postura permette una distensione organica, non comprende il dominio del corpo e la violenza, come troppo spesso accade.
I muscoli, l’intera struttura lavorano in un modo totalmente differente. C’è un integrazione totale. Non c’è ripetizione.
Ogni volta che facciamo la posizione è nuova, è ora.
Spesso faremo le posture solamente “energetiche”, senza muovere il nostro corpo fisico. Questo ci aiuta a liberare noi stessi dagli schemi fissi e dai legami.
Ogni posizione stimola particolari zone del corpo ma l’effetto reale, la riorchestrazione dell’energia, accade dopo la postura, nella nostra immobilità, tranquillità, nel silenzio.