
Lo Yoga si Realizza nel Corpo non nella Mente

Lo Yoga si Realizza nel Corpo
Lo Yoga si Realizza nel Corpo non nella Mente.
Le emozioni, i traumi, le resistenze, le paure, i condizionamenti, tutto genera contrazione, sia fisica, attraverso dolori, tensioni, spasmi, che interiore, e allo stesso tempo anche sul piano sottile dell’energia, attraverso lo sviluppo di naturali e inevitabili conseguenze pratiche, concrete, come fatti, incidenti, apparenti casualità e ripetute esperienze spesso della medesima natura.
Credere di poter andare oltre e superare i blocchi, le paure, attraverso l’analisi ragionevole della mente è un bluff, anche qualora venga realizzata attraverso conoscenza e competenza.
I risultati a breve si dimostrano fallimentari e per di più, spesso, convinzioni e posizioni assunte come ambigua difesa, producono danni ancora più fatidici e distruttivi.
La Sola Analisi non Produce Trasformazione
Spesso elaborare le difficoltà attraverso il solo ausilio di un’analisi produce un’io (pensiero individuale) distrofico, arido, chiuso, identificato e limitato, questo è il destino di un viaggio che pretende di trasformare, elaborare solo passando per la mente senza l’autenticità del corpo, dei sensi che favoriscono l’abbandono del preconcetto e soprattutto senza doverne assumere degli altri.
La mente vuole controllare il dolore, la sofferenza, attraverso il raziocinio o una vaga fuga dalla realtà, e per attitudine compie percorsi sempre egoici e limitati che alla fine riportano sempre allo stesso punto.
Nulla cambia.
Perché è il corpo, i sensi che trasformano e conducono alla libertà del cuore.

Lo scorrere del tempo si rivela a noi senza l’agitazione e il limite cui il tempo è legato.
Lo Yoga si Realizza nel Corpo
Ovvero a quella condizione di compassionevole amorevolezza verso noi stessi prima e poi verso l’altro.
Quella compassione fatta di comprensione, adesione, riconoscimento e accettazione, senza rifiuto che produce un sano ed equilibrato discernimento con il quale stare alla vita.
Affrancare il Mentale per Accedere alla Verità del Corpo
Quando l’osservazione, la percezione, il riconoscimento, scende dallo spazio della mente, per sua natura sempre condizionata, inquieta e frazionata, allo spazio del corpo, dolcemente si scivola dentro uno stato di grazia.
Gli artriti interiori abbandonano il possesso e una condizione di accoglienza e stupore avvolge l’individuo.
Il tocco, i sensi, l’ascolto si fanno intensi, morbidi e lievi

Il corpo, i sensi che trasformano e conducono alla libertà del cuore
Lo Yoga si Realizza nel Corpo
Ciò che ci attraversa dentro e ciò che attraversiamo fuori di noi, nello spazio circostante, cambiano espressione, senso, potere.
Lo scorrere del tempo si rivela a noi senza l’agitazione e il limite cui il tempo è legato.
L’esperienza esteriore si trasforma perché abbiamo elaborato, grazie alla trascendenza, che avviene per arresa, ciò che bloccava, costringeva, imbrattava, oscurava la realtà.
Quella realtà che è oltre il pregiudizio e la falsa e condizionata idea che gli si attribuisce.
Allora, la paura svanisce e la creatività guizza senza un’io, quell’io artefice della paura.
Ogni azione, parola e pensiero vissuta al cospetto di questa presenza creativa genera bellezza, armonia e produce un concreto divenire.
Allora tutta l’esistenza, anche la più ordinaria diventa arte.
In questo momento di grande difficoltà interiore per me, è un vero toccasana ed un balsamo per l’anima leggere i tuoi articoli, Silvia…e ti ringrazio moltissimo per questo: perché mi lasci intravedere uno spiraglio di luce in un percorso che, da neofita, mi sembra un labirinto pieno di ostacoli, tanto da rendere incerto e confuso persino il traguardo. Si tratta senz’altro per tutti dell’equilibrio interiore e di una vita il più possibile regolata sulla gioia , ma nel mio caso è la necessità di prendere contatto con una parte profonda di me, troppo a lungo ignorata e denigrata.
Il punto di arrivo è senza dubbio l’arresa, un termine usato da te in un’accezione positiva che ne trasforma il senso, ma che fa tanto paura alla mente razionale, che lo traduce in una sorta di sconfitta. Perché purtroppo i modelli mentali ai quali si è abituati suggeriscono che lasciar andare equivale a perdere il controllo, dunque le proprie certezze, qualunque esse siano, anche se terribili e nocive, ma che riempiono quel vuoto tanto temuto e che, anche nella pratica yoga, a volte mi semba in molti si affannino a colmare. Ed invece tu parli di vuoto ed arresa, a ragione, come gli unici mezzi per accedere ad un livello di coscienza superiore, dove la ragione si mette da parte, i pensieri perdono potere e affidarsi alle proprie emozioni fa sentire al sicuro. Dove, come ho letto da qualche parte, il vuoto interiore diventa uno spazio da abitare, e non da riempire.
Non è facile, ma mi piace pensare che anche solo averlo percepito in qualche raro momento durante la pratica, sia il passo più complicato, e che il meglio stia per arrivare…
Grazie ancora
Cara Tiziana, è un piacere ricevere il tuo commento, grazie anche per condividere la tua esperienza.
Hai colto un passaggio fondamentale della pratica fisica quanto interiore, l’arresa. Si intende l’arresa delle tensioni, dei dolori fisici e delle emozioni che normalmente tratteniamo e che si fissano nella memoria anche cellulare. Questo perchè si crea una tale identificazione con ciò che si pensa e si prova che si radica nel corpo. Ricorda cosa succede quando si è preda della rabbia? Come il corpo, il respiro, la salivazione mutano? Quando entriamo nell’arresa avviene il ripristino del flusso naturale, libero, magico e pieno di sorprese della vita e allo stesso tempo nel corpo, allora è possibile scoprire una gioia vibrante con la quale sentire, vivere senza preconcetti e abitudini. Le emozioni anche spiacevoli continuano ad attraversare l’individuo, ma non si fissano, non le tratteniamo più e non c’è identificazione. I sensi si destano e la mente si quieta, la paura viene meno. Tutto riprende a vibrare e ogni attimo è colmo di meraviglia, il piacevole e lo spiacevole sono un continuo mutamento dell’esistenza che si accoglie senza più né avversione, e attaccamento. Tu scrivi di affidarsi alle proprie emozioni, non è esattamente così, piuttosto riconoscerle, accoglierle e lasciarle fluire per entrare in uno spazio incondizionato. Le emozioni ingombrano, vincolano, bloccano si attaccano ai visceri alle articolazioni, creano ansia o astenia, disturbano il respiro e il sistema circolatorio oltre a trattenerci sempre nella stessa esperienza, già nota, antica che non permette facilmente di entrare in esplorazioni diverse da quelle che ci detta la nostra paura proveniente da un vissuto spesso doloroso. E’ un viaggio, l’esplorazione più bella e avventurosa che si possa compiere, l’avventura della Coscienza.
Ti abbraccio Tiziana. A presto e ancora grazie.