
Le Upanishad Shiva e Shakti

Le Upanishad Shiva e Shakti
Le Upanishad Shiva e Shakti. Le Upanishad sono un’immensa raccolta, circa trecento opere, contenenti testi filosofici e religiosi della tradizione indiana, scritti in lingua sanscrita, sono ritenute alla base della costituzione filosofica, religiosa e spirituale di tutta la cultura indiana.
Da principio erano trasmesse oralmente, secondo la tradizione provengono dalla Sapienza rivelata dall’Assoluto ai mistici Rsi, la cosiddetta Sruti.
Upanishad si traduce come “sedere vicino a un guru”, intende indicare l’azione di ascoltare gli insegnamenti sulla verità della realtà, non solo spirituale dell’uomo, ma di tutta la creazione e includono le indicazioni con le quali l’uomo può liberarsi dalla sofferenza.
Le Upanishad sono un meraviglioso contributo alla conoscenza scientifica, filosofica e spirituale sulla natura ultima della realtà, dell’uomo e della sua evoluzione, hanno, infatti, partecipato e contaminato la visione di numerosi studiosi, filosofi, fisici, matematici anche di diverse e lontane culture.
Sono dei trattati che anticipano e includono la natura psicologica, fisica dell’uomo e ne indicano i segreti per la liberazione dalla schiavitù dalla selva, l’ignoranza. Le prime Upanishad, definite vediche, ovvero provenienti dalla fine della Cultura Vedica, si attribuiscono a un periodo che va tra il IX – VIII e il IV sec. a.C. le successive arrivano fino al XVI sec.

Le Tavole
Le Upanishad Shiva e Shakti

Sedere Vicino a un Guru
Le Upanishad Shiva e Shakti
La Svetasvaatara Upanishad è collocata all’interno delle cosiddette Upanishad medie perchè risalgono a un periodo che va tra il IV e il II sec. a.C.. Questa Upanishad segna il passaggio da una visione di Dio personale, monoteista come lo troviamo rappresentato nella Bhagavad Gita a una visione che riconosce Dio in ogni fenomeno attraverso la sua potenza Shakti. Diventa significativo in tal senso il commento che ne fece il maestro di Advaita Vedanta, Shankara.
In questa Upanishad, infatti, per la prima volta Dio è nominato come Shiva e la sua potenza, manifestazione viene definita Shakti.
«Coloro i quali si applicarono alla disciplina della meditazione “dhyāna-yoga” contemplarono la potenza del Sé del Dio “deva-ātma-śhakti” celata dai propri attributi (guṇa), il quale Dio Shiva, egli solo, sovrasta a tutte le cause <sopra dette> comprese fra il tempo e il Sé»
«L’Uno, Dio Shiva, senza gradazioni di colore, si manifesta – attraverso un disegno segreto, multicolore, – effetto del suo molteplice potere, śhakti. – Che l’Essere risplendente, in cui si dissolvono i mondi – e da cui un giorno rinasceranno, – ci conceda la luce dell’intelligenza.»
La liberazione arride solo a coloro che sono liberi dal dubbio; per quelli la cui coscienza è in preda al dubbio la liberazione non arriva neppure dopo molte rinascite. Per questo bisogna sforzarsi di acquisire fiducia.
La schiavitù consiste meramente nel desiderio di soddisfazione dei sensi; la liberazione nella rinuncia ad esso.
Due parole stanno a indicare schiavitù e liberazione: “Mio” e “non mio”. “Mio” costringe l’uomo in schiavitù “, non mio” lo libera.
Il Liberato in Vita
E` detto liberato in vita colui che non percepisce un io nel corpo o nei sensi, e non percepisce un altro da sé in alcuna cosa.
Costui, grazie alla propria capacità di discriminare non percepisce differenza tra sé e l’Assoluto, né tra l’Assoluto e l’universo.
E` riverito dai buoni ovvero disprezzato dai malvagi, e la sua equanimità rifulge intatta. Chi ha compreso la vera realtà dell’Assoluto non è più soggetto a rinascita.
Se così fosse, significherebbe che la sua pretesa conoscenza dell’Assoluto è puramente esteriore.

Lo Spanda Yoga
Lo Spanda Yoga il Corpo e la Forma Suprema
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