
Karman Kriya Asana e Spanda

Karman Kriya Asana e Spanda
L’esperienza della pratica delle asana, nella visione che osserva le azioni che nascono e producono sforzo Karman e quelle che nascono dal flusso Spanda prive di sforzo Kriya e creano beatitudine.

Karman Kriya Asana e Spanda. Nello Yoga del Kashmir è profondamente considerata l’interessante quanto sostanziale differenza tra le azioni che nascono e producono fatica e dolore, definite Karman (sayasa) e le azioni che non richiedono sforzo, ma che nascono e si sviluppano mosse dall’ascolto del flusso, un movimento interiore ed esteriore, fluido, armonico.
Avviene quando l’ingerenza del pensiero separativo e giudicante si dissolve e non c’è più aspettativa e identificazione, quest’azione è definita Kriya (anayasa), azione senza sforzo.
Quest’azione nasce nell’essere quando si lascia scivolare in quello stato di pienezza e perfezione, ovvero quando è mosso da una coscienza superiore, nobile.
Durante la pratica dello Spanda Yoga, nell’esecuzione delle asana, ci si pone da subito con un’attitudine che non produca resistenze, fatica, piuttosto neutralizzi le contrazioni, i limiti, il dolore che si manifestano, o con il quale si giunge alla pratica, che si tratti di un dolore fisico o interiore.
La Kriya (azione senza sforzo, che sorge spontanea e disinteressata), sviluppa Dharma ovvero, pienezza, libertà, gioia, vita.
Le Azioni Karmiche nascono dal senso di mancanza, desiderio di appropriazione, raggiungimento, quindi si generano dall’imperfezione e producono medesimi semi per nuove sofferenze.
Si resta in quel circolo di dolore composto di Azioni Karmiche, fin quando s’inizia ad elaborare e sperimentare un nuovo modo di stare, sentire, agire.
Accade quindi di scoprire l’azione senza sforzo, tensione, condizione, che nasce libera, incondizionata e non dal bisogno, dalla mancanza o dal desiderio e identificazione.

Kriya
Karman Kriya Asana e Spanda
Ora l’azione diventa e produce Kriya, perché sorge dal flusso libero dell’attività spontanea della vibrazione che sta alla vita.

Karman
Karman Kriya Asana e Spanda
Per azione s’intendono e includono i pensieri, le emozioni che precedono e conducono all’azione, i semi dai quali nascono tutte le nostre manifestazioni.
Nello Spanda Yoga, la pratica delle asana è il primo stadio, quello fisico, nel quale si sperimenta la differenza tra pratica delle asana che nasce e produce karman e pratica che nasce dall’azione senza sforzo, intenzione, identificazione, ovvero Kriya e produce Ananda (beatitudine).
Lo Spanda Yoga pone le sue fondamenta teorico, pratiche ed esperienziali su questa elaborazione, rendere l’esperienza delle asana, il luogo in cui l’azione karmika si trasforma e si elabora in Kriya.
Nell’immediato si trasforma l’esperienza di tensione, dolore, contrazione, limite in libertà, espansione, dilatazione, gioia, nel pieno e infinito respiro.
Quest’esperienza produce entusiasmo, dal significato ineguagliabile (respirare Dio) nel corpo e interiormente.
L’attività del pensiero, quindi il bisogno di appropriazione, performance, piuttosto che incapacità, rifiuto, o altro, che è sempre dentro e all’origine di ogni azione, è trascesa perché viene meno l’io che s’identifica con il limite fisico, piuttosto che con l’abilità.
L’io è assorbito nell’esperienza del fremito, vibrazione che si risveglia nel corpo e consente la perdita d’identificazione, attaccamento o rifiuto, che si tratti di piacere o dolore.

Ananda
Karman Kriya Asana e Spanda
I risultati di questa pratica, dell’azione Kriya, senza sforzo e intenzione producono un evidente quanto significativa evoluzione dapprima delle possibilità e risorse del corpo, piuttosto che la risoluzione dei limiti fisici e non solo.

Dharma
Karman Kriya Asana e Spanda
Questo nasce dall’inclusione di una coscienza superiore che nel medesimo istante si colloca nel corpo penetrando l’esperienza sensoriale al cospetto di un flusso vibrante, un fremito, lo Spanda, che consente la trascendenza del pensiero che svincola il corpo e l’anima dalla tensione dualistica.
Il dualismo considera corpo – mente, io – l’altro, felice – infelice e così via, crea individui scissi, bisognosi di controllo, d’identità da assumere, in cui credere e identificarsi.
Una pratica che genera controllo, tensione, blocco, resistenza, fatica, velocità, identificazione e stimola la performance a favore dell’io, non può essere considerata yoga, poiché rafforza l’identità del vitale basso a sfavore di un risveglio alla Coscienza suprema.