
La Tecnica non Tecnica della Pratica Yoga

La Tecnica non Tecnica della Pratica Yoga
Il rilassamento, mentale, muscolare e respiratorio che costituisce il corretto allineamento e il giusto equilibrio del dinamismo che si deve stabilire tra tensione e distensione, attività e passività.
E’ questo che conduce alla padronanza e alla gestione consapevole delle risorse, alla capacità di passare volontariamente da una condizione di attività a quella compensatoria, ma spontanea, di passività a secondo della necessità.
Durante tutta la pratica il praticante deve mantenere costantemente la sua presenza accesa su queste continue oscillazioni fisiche e interiori e imparare a riconoscere come e dove agire al fine di entrare in un flusso unico e ininterrotto della pratica.
Se c’è uno scopo nella pratica yoga è dunque quello di accedere al flusso. Si è nel flusso della pratica quando la mente e sinergica con il movimento e il respiro e l’idea di un io che pratica si dissolve.
Lo stato che si produce è evidente, difficile da definire, potremmo tentare di concettualizzare con, senso di espansione, profonda integrazione e benessere, lo spazio e il tempo si diradano fino ad assorbirsi nel momento presente al cospetto della “percezione sensoriale” e del riconoscimento del fremito che si risveglia nel praticante.

Cerchio di Yantra
La Tecnica non Tecnica della Pratica Yoga
L’agire cui mi riferisco, sia fisico sia interiore, non deve mai contenere tracce di rigidità, blocco o resistenza, si tratta sempre di un’azione che si muove e si mantiene dentro un movimento unico, armonico, naturale, spontaneo.
Lo Stato di Yoga
Un’onda ascendente e discendente, nella quale si susseguono consapevolmente azione attiva e azione passiva, La meccanicità del movimento e del respiro sparisce.
Allo stesso modo di come si sviluppa il respiro, in cui inspiro ed espiro si susseguono inesorabilmente, malgrado qualsiasi tentativo di cambiare il ritmo.
Infatti, se provassimo a mutare le fasi, raddoppiandole o eliminandone una per un tempo prolungato, smetteremmo di vivere.

Allo stesso modo la frequenza e il ritmo tra azione passiva e azione attiva nel corpo e nella disposizione mentale con cui accediamo alla pratica, devono essere sempre considerate e rispettate opportunamente al giusto ritmo che stiamo esercitando, pratica dopo pratica.
Questo consente di non cadere nella staticità e resistenza del corpo e della mente, soprattutto quando le tecniche si fanno impegnative, ma di andare a creare il giusto flusso energetico.
Quando si è stabilito il giusto flusso, la potenza energetica aumenta e si sviluppa spontaneamente l’efflusso vitale, che permette di fare la reale differenza nella nostra pratica e trasformare un esercizio fisico o respiratorio in Yoga, ed è questo che farà la differenza poi nella nostra vita.
Aumentano forza e lucidità e un equilibrato e armonico dinamismo tra le forze fisiche e interiori, si stabilisce nel praticante.
L’individuo solo dopo aver definito la sua individualità, partendo da una base di acquisita consapevolezza sempre sia fisica, sia interiore può produrre assertività, definizione, integrazione, disponibilità e recettività e solo da questa base di umano cosciente può realizzare scopi più alti.
Un albero non svetta al cielo se prima non ha costituito delle buone radici.
La ricerca spirituale si realizza dopo che si è compiuta quella umana in tutte le sue espressioni, allora il copro, i sensi, la mente e il cuore si aprono all’infinito.
Questo articolo é un’ ottima precisazione sull’importanza del flusso di tensioni e distensioni, contrazioni e abbandono, fino ad arrivare alla attività e passività, oppure come mi piace pensarla: passività e attività. Consapevoli e gioiosi nell’istante presente.
Come sempre queste cose hanno valore e significato quando vengono sperimentate. Ad esempio, nell’ultima lezione che ho seguito, sono arrivato in ritardo e mi sono trovato a ricorrere le asana ed a fare uno sforzo per inserirmi nella lezione. E cosí ho perso il flusso e l’armonia del rilassamento e delle tensioni. Insomma mi sono trovato a sperimentare in negativo questo flusso di azione e non-azione.
Leggendo oggi questo articolo, ho capito meglio cosa mi é mancato nella lezione.
Grazie
Confermo che nella lezione successiva, in cui non ho avuto ritardi, ho potuto percepire, seppure a tratti, il flusso della nostra pratica. Cioé l’armonia del susseguirsi delle tensioni e degli abbandoni nelle diverse posizioni, sia a livello fisico che di coscienza.
É bello pensare che questo flusso armonico “naturale” che scopriamo durante la nostra pratica yoga, é lo stesso che esiste nella nistra vita. E che riuscire a percepirlo e seguire porta gioia e serenità.